Il 16 luglio il gruppo Stato islamico ha rivendicato un attacco che ha causato sei morti e una trentina di feriti vicino a una moschea sciita a Mascat, la capitale del sultanato dell’Oman.

La polizia dell’Oman, un paese considerato stabile e neutrale, ha affermato sul social network X che “i tre assalitori sono stati uccisi”.

“Tre nostri combattenti nella capitale dell’Oman sono gli autori dell’attacco del 15 luglio”, ha dichiarato l’agenzia Aamaq, strumento di propaganda del gruppo Stato islamico, in un comunicato su Telegram, aggiungendo che gli obiettivi erano “fedeli sciiti”.

Il primo ministro pachistano Shehbaz Sharif ha affermato che quattro delle vittime erano cittadini del Pakistan.

“Le violenze sono cominciate alle 23 del 15 luglio e sono proseguite fino alle prime ore del mattino del 16”, ha dichiarato all’Afp l’ambasciatore pachistano Imran Ali.

“Gli assalitori hanno preso in ostaggio alcuni fedeli, che sono stati poi liberati nel corso di un’operazione delle forze di sicurezza”, ha aggiunto.

Ali ha spiegato che la moschea era frequentata soprattutto da immigrati provenienti dall’Asia meridionale e sudorientale. In Oman vivono circa 400mila pachistani.

L’attacco è stato condotto vicino alla moschea dedicata ad Ali Ibn Abi Taleb, il primo imam degli sciiti, nel quartiere Al Wadi al Kabir, nella parte est di Mascat.

Maggioranza ibadita

“Una delle vittime è un poliziotto”, ha affermato la polizia in un comunicato.

“Un cittadino indiano è morto e un altro è rimasto ferito”, ha dichiarato invece l’ambasciata di New Delhi sul social network X.

Gli attacchi terroristici sono molto rari in Oman, l’unico paese musulmano a maggioranza ibadita, che sostiene l’unità tra le correnti dell’islam.

Il paese svolge spesso il ruolo di mediatore nei conflitti regionali, tra cui quello nello Yemen tra le forze governative, sostenute dall’Arabia Saudita, e i ribelli huthi, sostenuti dall’Iran.