Ayachi Zammel, candidato alle elezioni presidenziali del 6 ottobre, è stato condannato a dodici anni di prigione, che si aggiungono ad altre due condanne recenti, ma “è ancora in corsa”, ha dichiarato il 1 ottobre all’Afp il suo avvocato.

La nuova condanna arriva ad appena cinque giorni dalle elezioni, in cui il presidente uscente Kais Saied cercherà di ottenere un secondo mandato. Eletto democraticamente nel 2019, Saied è accusato dall’opposizione e dalle organizzazioni per i diritti umani di aver attuato un colpo di mano per assumere i pieni poteri il 25 luglio 2021.

“Il tribunale di prima istanza di Tunisi 2 ha condannato Zammel a dodici anni di prigione per quattro diversi casi legati alla raccolta delle firme per la sua candidatura, e gli ha vietato di votare”, ha affermato Abdessater Messoudi, il suo avvocato.

Il 18 e il 25 settembre Zammel era stato condannato rispettivamente a venti e a sei mesi di prigione dal tribunale di Jendouba per “falsificazione di documenti”.

Secondo Messoudi, altri 37 procedimenti contro Zammel sono in corso in altre regioni del paese.

La giustizia tunisina accusa Zammel di aver infranto le regole sulla raccolta delle firme. Per candidarsi alle presidenziali servono diecimila firme di elettori, oltre a dieci firme di parlamentari o quaranta di eletti locali.

Zammel, 47 anni, imprenditore del settore agroalimentare ed ex deputato, era stato arrestato il 2 settembre, il giorno in cui l’autorità elettorale Isie aveva confermato la sua candidatura.

Esponente del partito liberale Azimoun, è uno dei tre candidati ammessi dall’Isie, insieme a Saied, 66 anni, e a Zouhair Maghzaoui, 59 anni, ex parlamentare della sinistra panarabista.

Zammel, attualmente detenuto, non può partecipare alla campagna elettorale, ma il suo team pubblica regolarmente sui social network dei video registrati prima del suo arresto.

Nelle ultime settimane varie ong tunisine e straniere hanno criticato il processo elettorale in Tunisia. Human rights watch ha affermato che “almeno otto potenziali candidati sono stati stati perseguiti, condannati o imprigionati” e, di fatto, “esclusi dalla corsa”.

L’Isie è accusata di aver escluso definitivamente tre avversari di primo piano di Saied, tra cui l’ex ministro Mondher Zenaidi, che erano stati riammessi da un tribunale amministrativo.

Nelle ultime settimane nel paese sono stati organizzati alcuni eventi di protesta per denunciare “politiche repressive” e “un ritorno alla dittatura” nel paese in cui nel 2011 è nata la primavera araba.

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