Julio Cortázar, in un testo di settant’anni fa dedicato a Keats ( A passeggio con John Keats , Fazi), enuncia così un suo sogno editoriale irrealizzabile: “Pensai (di sotto un ragazzo strillava per richiamare l’attenzione sulle sue cianfrusaglie) a un’edizione keatsiana che mostrasse poesie e lettere nell’ordine di creazione, restituendo l’opera al decorso della vita”. Prima ancora che al progetto, badiamo alla parentesi dentro le righe che lo formulano, è importante. Cortázar lì ci mostra che cosa vuol dire quando parla di “opera” e “decorso della vita”. Da un lato scrive A passeggio con John Keats , l’opera; dall’altro segnala che la vita, mentre scrive, lo tallona, e quindi quasi stenografa quel ragazzo incongruo che strilla, non immediatamente riducibile a estetica ed etica, esorbitante. La parentesi dedicata al venditore di cianfrusaglie è programmatica, tiene nella pagina ciò che per comodità, per necessità, per pigrizia, in genere si lascia fuori. Quel ragazzo, quelle cianfrusaglie dicono bene quale opera si stava accingendo a costruire Cortázar nei primi anni cinquanta del secolo scorso: un testo fuori registro, precorritore, dove nel racconto di come John Keats metteva in continuità lettere e versi, vita e opera, si incistava il racconto di ciò che capitava a lui, Julio Cortázar, l’autore, a Buenos Aires e altrove, mentre a quell’opera si dedicava.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1418 di Internazionale, a pagina 14. Compra questo numero | Abbonati