Sinto, sinta… Mi rendo conto, appena leggo le prime pagine di questo romanzo d’esordio, che quel sostantivo non deve essere per forza invariabile: sinti. Come se la comunità fosse l’unica declinazione possibile. Morena Pedriali Errani invece ci riporta anche alle individualità, alle sfaccettature, alle storie diverse della più larga minoranza transnazionale, che è anche, da sempre, la più perseguitata in Europa. L’autrice ferrarese, di famiglia sinta di artisti circensi, tesse la storia di Jezebel, una bambina che ha imparato presto a giurare “non siamo sinti, no, soltanto artisti” davanti al sospetto della polizia che “controlla i documenti, storce il naso sul cognome italiano”, li porta in caserma e qualche volta li picchia. Ambientato nel periodo fascista, Prima che chiudiate gli occhi racconta con una lingua lirica una storia intima, familiare, che incrocia la storia del paese. E mentre anche i sinti sono condannati a rispondere alla chiamata alle armi e poi a finire nei campi fascisti, la protagonista si unisce alla resistenza. Quella di Errani è una lingua allegorica che attraverso diversi piani temporali porta il lettore in tradizioni e leggende sommerse da secoli di odio. È una scrittura che vuole rendere giustizia a una minoranza in resistenza perenne, quotidiana. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1536 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati