Morena Pedriali Errani
Prima che chiudiate gli occhi
Giulio Perrone Editore, 260 pagine, 18 euro

Sinto, sinta… Mi rendo conto, appena leggo le prime pagine di questo romanzo d’esordio, che quel sostantivo non deve essere per forza invariabile: sinti. Come se la comunità fosse l’unica declinazione possibile. Morena Pedriali Errani invece ci riporta anche alle individualità, alle sfaccettature, alle storie diverse della più larga minoranza transnazionale, che è anche, da sempre, la più perseguitata in Europa. L’autrice ferrarese, di famiglia sinta di artisti circensi, tesse la storia di Jezebel, una bambina che ha imparato presto a giurare “non siamo sinti, no, soltanto artisti” davanti al sospetto della polizia che “controlla i documenti, storce il naso sul cognome italiano”, li porta in caserma e qualche volta li picchia. Ambientato nel periodo fascista, Prima che chiudiate gli occhi racconta con una lingua lirica una storia intima, familiare, che incrocia la storia del paese. E mentre anche i sinti sono condannati a rispondere alla chiamata alle armi e poi a finire nei campi fascisti, la protagonista si unisce alla resistenza. Quella di Errani è una lingua allegorica che attraverso diversi piani temporali porta il lettore in tradizioni e leggende sommerse da secoli di odio. È una scrittura che vuole rendere giustizia a una minoranza in resistenza perenne, quotidiana. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1536 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati