Melissa Panarello
Storia dei miei soldi
Bompiani, 208 pagine, 18 euro

Il nuovo romanzo di Melissa Panarello racconta la storia di un riflesso, di una donna che si abbottona, si riflette appunto, con una metà tanto simile e tanto diversa da lei. Una scrittrice di successo, Melissa, incontra Clara. La incontra quando questa non è più l’attrice che la interpretava nel film tratto da un suo famoso libro. Ne resta affascinata, ossessionata, resta imbrigliata nella storia di Clara, che in qualche modo è anche la sua. Le tracce che le due seguono per ricomporre le rispettive identità sono i soldi: qualcosa che quando è nelle tasche delle donne si porta dietro da sempre l’idea della poco di buono, mentre quando è tra le mani degli uomini… be’ quello lo sappiamo. Ma come dice nelle primissime pagine Clara: “Puttana è un mestiere, non un insulto!”. Panarello si muove sul filo dell’autofiction e della metanarrazione, e anche quello è un gioco di specchi da cui scaturiscono considerazioni sul ruolo della scrittura e sul suo rapporto con il successo, quindi con il denaro. Storia dei miei soldi parla in maniera diretta: più che infrangere un tabù – quello dei soldi, appunto, che mi pare oggi meno innominabile – trovo molto ben riuscito e interessante il modo in cui si ripercorre il legame tra il denaro e l’affetto materno, la famiglia, la cultura, l’ideologia, la brutalità di una certa industria. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1551 di Internazionale, a pagina 82. Compra questo numero | Abbonati