La campagna elettorale per le presidenziali statunitensi è già diventata un referendum su Donald Trump. Si parla quasi solo di lui: inseguito dai processi e dalle sanzioni, ma con un tesoretto di più di quattro miliardi di dollari accumulato dopo la quotazione in borsa del suo social network Truth. Non si discute molto delle politiche che potrebbe attuare una volta tornato alla Casa Bianca. Il suo primo mandato è stato privo di ogni razionalità economica, ma era un mondo diverso: non c’era ancora stata la pandemia, c’era una relativa pace, con l’egemonia degli Stati Uniti ancora solida. Idee assurde ma quasi innocue nel 2016 rischiano di fare gravi danni nel mondo frammentato e infiammato del 2024. Per esempio il piano che prevede l’introduzione di una tariffa doganale del 60 per cento su tutti i prodotti cinesi e del 10 per cento su qualunque importazione. Tasse che pagherebbero soprattutto gli statunitensi, con l’aumento dei prezzi finali dei prodotti e che darebbero il colpo di grazia a una globalizzazione già in crisi.
Nel suo primo mandato Trump paralizzò l’Organizzazione mondiale del commercio (Wto), perché secondo lui era troppo ostile agli Stati Uniti. Nel secondo mandato potrebbe renderla superflua, perché il sistema di scambi commerciali su cui deve vigilare non esisterà più. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1556 di Internazionale, a pagina 95. Compra questo numero | Abbonati