Xinjiang

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L’Onu e la repressione degli uiguri

La criticata visita in Cina della commissaria delle Nazioni Unite ai diritti umani è solo l’ultimo esempio di quanto negli ultimi anni sia cresciuta l’influenza cinese negli organismi internazionali. Leggi

La sorte degli uiguri è cruciale per i rapporti tra Cina e occidente

Nella regione abitata dalla popolazione a maggioranza musulmana è in atto da anni una violenta repressione. Pechino smentisce, ma non permette alcuna inchiesta indipendente. Leggi

Convivenza

Beppe Grillo ha incontrato l’ambasciatore cinese in Italia, il signor Li Junhua. Fin qui nulla di strano. Leggi

Un viaggio sotto sorveglianza in Sichuan

Tre tibetani mandati dalle autorità ci scarrozzano in nome della sicurezza, e allontanano il nostro itinerario da quello che succede davvero nella Cina di Xi Jinping. Leggi

Storie di uiguri che spariscono nei centri di rieducazione

Gulbahar e Rishat sono riusciti a espatriare in Italia. Ma molti cinesi appartenenti alla minoranza musulmana continuano a essere perseguitati e sfruttati dalle autorità di Pechino. Leggi

Le radici della crisi nello Xinjiang

L’avvento dell’economia di mercato tra la fine degli anni ottanta e l’inizio degli anni novanta è all’origine delle diseguaglianze e del conflitto etnico. Leggi

I campi di detenzione cinesi raccontati da chi ci ha lavorato

La trasformazione dello Xinjiang in uno “stato di polizia” e la repressione della popolazione uigura trovano conferma nelle parole dell’Onu e di un’insegnante in fuga. Leggi

Pechino impone il suo modello di sicurezza nello Xinjiang

La speculazione immobiliare sta travolgendo la popolazione uigura. Anche questo serve a Pechino per proseguire la “guerra al terrore” cominciata nel 2014. Leggi

Pechino ha paura degli uiguri

Pechino ha lanciato una campagna di sicurezza nella regione dello Xinjiang, dove la popolazione degli uiguri viene presentata come “l’armata cinese del gruppo Stato islamico”. Leggi

Pechino rafforza le misure di repressione nello Xinjiang

Pechino è impegnata a combattere fino all’ultimo sangue “il terrorismo”, il separatismo e – più recentemente – il radicalismo islamico nella regione dello Xinjiang. Una prova di forza senza precedenti dopo alcuni episodi violenti piuttosto circoscritti, anche se sanguinosi, avvenuti tra dicembre e febbraio. Leggi

Un attentato nello Xinjiang causa otto morti.
Un attentato nello Xinjiang causa otto morti. Nell’area di Pishan, nel nordovest della Cina, tre uomini armati di coltello hanno ucciso cinque persone prima di essere uccisi a loro volta dalla polizia. Lo confermano fonti governative cinesi che non hanno dato dettagli sulle motivazioni dell’attacco. Ma probabilmente si tratta dell’ennesimo attentato da parte di attivisti della minoranza musulmana turcofona degli uiguri verso la quale le autorità cinesi della regione autonoma dello Xinjiang attuano una decisa politica repressiva.
La polizia cinese ha ucciso tre uiguri sospettati di terrorismo
La polizia cinese ha ucciso tre uiguri sospettati di terrorismo. È accaduto il 13 luglio nella città di Shenyang, nella Cina nordorientale, durante un raid della polizia contro “sospetti terroristi dello Xinjiang”. A dare la notizia sono state le autorità locali, sui social network. Il post è stato in seguito rimosso. Nello Xinjiang, regione occidentale della Cina, Pechino attua da anni politiche repressive nei confronti della popolazione uigura, di religione musulmana.
Niente Ramadan per i musulmani cinesi

Anche quest’anno le autorità della regione autonoma dello Xinjiang, tradizionalmente abitata dalla minoranza turcofona e musulmana degli uiguri, hanno vietato ai funzionari pubblici, agli insegnanti e agli studenti di osservare il mese di digiuno del Ramadan. Ai ristoranti halal di alcune zone è stato anche “consigliato” di rimanere aperti in cambio di una riduzione del numero di ispezioni sanitarie.  Leggi

Eseguite le condanne a morte di tre uiguri per l’attacco nella stazione di Kunming, in Cina

La Cina ha eseguito le condanne a morte di tre uomini ritenuti colpevoli dell’attentato compiuto il 1 marzo del 2014 nella stazione di Kunming, la capitale della provincia dello Yunnan, nel sud del paese, in cui sono morte 31 persone. Della strage sono stati accusati i separatisti della regione autonoma dello Xinjiang, che si trova nel nordovest della Cina. I tre uomini, che la corte suprema di Pechino ha giudicato colpevoli di aver “organizzato un gruppo terroristico e commesso degli omicidi volontari”, sono di nazionalità uigura, la minoranza etnica turcofona e musulmana che vive nello Xinjiang.

“La Cina ha fatto ricorso alla pena di morte per fini politici, senza prendere in considerazione le radici del problema. Gli imputati non hanno avuto diritto a un processo degno di questo nome”, ha denunciato Dilxat Rashit, il portavoce del Congresso mondiale uiguro, un’organizzazione che si batte per la difesa della minoranza dello Xinjiang. Gli uiguri si ritengono vittime della discriminazione da parte dei cinesi han, la cui immigrazione nello Xinjiang è favorita, ed esclusi dai benefici dello sviluppo della regione. Afp

Nello Xinjiang la polizia uccide sei persone sospettate di voler compiere un attentato

La polizia ha ucciso sei persone nella regione autonoma dello Xinjiang. Secondo le autorità cinesi, il gruppo stava cercando di far detonare una bomba. Tianshan Net, il portale di notizie del governo locale, ha riferito che l’incidente è avvenuto a Shule, nella prefettura occidentale di Kashgar. Reuters

Pechino condanna al carcere sette studenti del docente uiguro Ilham Tohti

Sette studenti dell’accademico uiguro Ilham Tohti, che sta scontando l’ergastolo, sono stati ritenuti colpevoli di separatismo e condannati a pene comprese tra i tre e gli otto anni di carcere.

I ragazzi sono stati accusati di aver scritto contributi su un sito web sugli uiguri gestito da Tohti. L’accademico è stato condannato all’ergastolo a settembre per aver fomentato il separatismo e le tensioni etniche nella regione autonoma dello Xinjiang. Aveva denunciato le politiche di Pechino nei confronti della minoranza musulmana e turcofona degli uiguri. Tra gli studenti sei sono uiguri e uno appartiene alla minoranza etnica degli yi. Bbc

Tremila ex soldati pattuglieranno lo Xinjiang

La capitale della regione autonoma dello Xinjiang, in Cina, recluterà tremila ex soldati per difendere i suoi abitanti. Lo ha annunciato il governo cinese. I soldati saranno attentamente selezionati per verificare le loro idee politiche e dovranno dimostrare di essere “contro il separatismo e le attività religiose illegali”. Si uniranno ai militari e alle forze di polizia che pattugliano Ürümqi. La decisione rientra in una serie di politiche adottate da Pechino contro gli uiguri, minoranza musulmana e turcofona. Bbc

Convivenza difficile nello Xinjinag

Per gli uiguri e i cinesi han – l’etnia maggioritaria in Cina – la convivenza nella regione dell’estremo occidente cinese è sempre più difficile. James Palmer, un giornalista statunitense che vive e lavora a Pechino e ha molti amici uiguri, la racconta in un reportage bello e personale, pubblicato su Internazionale nel 2013.

Il problema di Pechino con gli uiguri

Con gli uiguri dello Xinjiang, la regione che la minoranza etnica turcofona e musulmana chiama Turkestan orientale, il governo cinese ha due problemi tra loro strettamente legati: il terrorismo e i diritti civili. Più Pechino si ostina a negare agli uiguri l’autonomia prevista dalla costituzione e continua a calpestare i loro diritti elementari e ad alimentare l’immigrazione di cinesi han nella regione, più l’esasperazione aumenterà, sfociando in episodi di violenza come gli attacchi “terroristici” degli ultimi mesi.

James Millward, storico della Cina alla Georgetown University e autore Eurasian crossroads, a history of Xinjiang (Columbia University Press 2007), spiega come si è arrivati a questa situazione.

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