Il 26 settembre Israele ha bombardato decine di obiettivi di Hezbollah in Libano, mentre gli Stati Uniti e altri paesi, preoccupati per un conflitto regionale in Medio Oriente, hanno lanciato un appello per un cessate il fuoco di ventuno giorni.
Dal 23 settembre i raid aerei israeliani hanno causato la morte di più di seicento persone in Libano, tra cui molti civili, mentre il gruppo libanese, sostenuto dall’Iran, ha intensificato i lanci di razzi verso il nord d’Israele e, per la prima volta, ha preso di mira Tel Aviv con un missile, che però è stato intercettato.
La mattina del 26 settembre l’esercito israeliano ha affermato che nel corso della notte i suoi caccia hanno colpito 75 obiettivi di Hezbollah nel sud del Libano e nella valle della Beqaa (est).
Un attacco ha ucciso almeno nove persone a Younine, una cittadina della valle della Beqaa, ha dichiarato il ministero della salute libanese.
Secondo le Nazioni Unite, i raid israeliani hanno costretto più di 90mila persone a lasciare le loro case. Molte sono in fuga verso la capitale Beirut e la Siria.
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Cosa succede in Medio Oriente. A cura di Francesca Gnetti. Ogni mercoledì.
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Intanto gli Stati Uniti, insieme ad altri paesi occidentali, europei e arabi, hanno chiesto il 25 settembre, a margine della sessione annuale dell’assemblea generale delle Nazioni Unite, un “immediato cessate il fuoco di ventuno giorni per dare una possibilità alla diplomazia”.
“È tempo di raggiungere un accordo sul confine israelo-libanese che garantisca la sicurezza e permetta agli sfollati di entrambe le parti di tornare a casa”, si legge nel testo.
Il ministro delle finanze israeliano Bezalel Smotrich, un alleato chiave di estrema destra della coalizione del primo ministro Benjamin Netanyahu, ha però respinto l’appello.
“L’operazione israeliana può finire in un unico modo: sconfiggendo Hezbollah ed eliminando la sua capacità di nuocere agli abitanti del nord d’Israele”, ha affermato sul social network X.
In guerra con il gruppo palestinese Hamas nella Striscia di Gaza dal 7 ottobre 2023, a metà settembre Israele ha annunciato di aver spostato “il baricentro delle sue operazioni militari dalla Striscia di Gaza al nord del paese”, al confine libanese, per consentire il ritorno a casa di decine di migliaia di sfollati israeliani.
Hezbollah, sostenuto dall’Iran, si è impegnato nell’ottobre 2023 ad attaccare Israele “fino al termine dell’aggressione a Gaza”. Da allora gli scambi a fuoco tra il gruppo e l’esercito israeliano al confine tra i due paesi sono stati quasi quotidiani.
Le violenze si sono intensificate dopo gli attacchi, attribuiti a Israele, contro i dispositivi per le comunicazioni di Hezbollah, il 17 e il 18 settembre.
“L’allargamento del conflitto suscita enorme preoccupazione”, ha affermato il 25 settembre il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres durante una riunione urgente del Consiglio di sicurezza.
Lo stesso giorno il capo di stato maggiore dell’esercito israeliano, Herzi Halevi, ha chiesto ai soldati di prepararsi a una possibile offensiva di terra, facendo tornare alla mente la guerra tra Israele e Hezbollah nel 2006.